Train Track

Conan x Heiji

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    «Ebisu, Stazione di Ebisu»

    Tese la schiena, le guance imporporate dall’imbarazzo.
    Pressato tra la porta rotta del vagone su cui si erano infilati e il corpo bollente del compagno, Heiji non poté fare a meno di nascondere il viso tra le braccia tese in avanti per non cadere. Aveva poggiato i gomiti e la fronte contro il vetro, le gambe divaricate per permettere a quella di Kudo di farsi spazio e premere tra le sue natiche in modo che non scivolasse a terra.
    Le mani di Shinichi carezzavano ora il ventre, ora il petto da sotto la camicia sbottonata a metà; la stoffa penzolava in parte fuori dalla costrizione dei pantaloni slacciati.
    Dietro di loro un gruppo di ragazzine urlanti faceva schermo all’occhio indiscreto degli altri passeggeri; ridevano e si scambiavano i cellulari commentando un gruppo di Idol ma non sembravano essersi accorte di nulla.
    Avvertì il fiato caldo solleticargli la base della nuca prima delle labbra morbide che andavano a poggiarsi sulla pelle accaldata. I denti affondarono nella carne e dovette premere una mano contro le labbra per non lasciarsi scappare un gemito troppo alto.
    Non durò nemmeno dieci minuti in quella posizione. Kudo lo strinse con forza, premendo meglio il quadricipite allenato contro il solco delle sue natiche e una delle mani corse a sostituire la sua sul viso. Con forza si fece spazio tra i sui denti e l’indice e il medio si scontrarono contro la lingua coinvolgendola in una danza imbarazzante quanto eccitante.
    «Ti piace?» la voce resa roca dal piacere gli procurò un brivido lungo la schiena.
    Kudo gli sfiorò il lobo con la lingua, prima di intrufolare la mano libera dentro i pantaloni e carezzarlo da sopra i boxer. Ebbe un tremito più forte e dovette aggrapparsi ai sostegni per non rovinare a terra in ginocchio. Le dita sapienti che premevano ora la base ora la punta stuzzicandolo da sopra la stoffa inumidita.
    Si inarcò, maledisse il giorno in cui aveva conosciuto il ragazzo e gli morse le dita con forza, strappandogli un gemito di dolore.
    Kudo sorrise contro la sua pelle, prima di far scoccare l’elastico dei boxer contro la pelle accaldata a mo’ di monito. Sembrava dirgli se ci riprovi ti mollo così e per un attimo Hattori sperò che mettesse fine a quella tortura, che lo mollasse per poter scappare dalla metropolitana, da lui e da quella situazione che stava diventando insostenibile.
    Durò giusto un attimo, poi le dita di Kudo si fecero spazio oltre l’elastico dei boxer e lui dovette allenare la presa del morso per la sorpresa. Shinichi spinse le dita più a fondo, graffiandogli il palato; lui aprì ancora di più la bocca e un rivolo di saliva gli rotolò lungo il collo macchiando la camicia.

    «Shibuya, stazione di Shibuya».

    Kudo lo spinse completamente contro la porta scorrevole, pressato anche lui dalla folla salita alla fermata.
    Lo sentì ridere, mentre poggiava la fronte contro la sua spalla e strusciava il bacino contro le sue natiche, gli ci volle qualche minuto per comprendere che anche il compagno era al limite.
    Provò a voltarsi ma l’altro lo teneva immobile, i denti affondati nella sua clavicola mentre le mani sui fianchi lo tenevano saldo in modo che non scappasse. Gli abbassò i pantaloni e i boxer e si liberò della costrizione dei propri abiti, prima di tornare a strusciarsi contro di lui. Era così doloroso e piacevole allo stesso tempo da impedirgli di protestare.
    Fece scivolare una mano lungo il fianco, afferrò la sua erezione e la guidò verso la propria entrata.
    Kudo alternò una serie di baci ai morsi e quando il treno riprese a muoversi scivolò tra le sue gambe leggermente divaricate, senza tuttavia penetrarlo.
    Sentirlo così duro contro le proprie cosce lo costrinse a stringerle. L’erezione di Shinichi si apriva uno spazio ad ogni movimento della vettura e il detective di Beika gemeva sommesso ad ogni affondo stringendo la presa sui suoi fianchi.
    Stanco di attendere di ricevere qualcosa in cambio portò una mano tra le proprie gambe, cercando di darsi sollievo.

    «Harajuku, stazione Harajuku».

    Al limite della sopportazione, era riuscito a girarsi. Ora era inginocchiato, i pantaloni calati e l’erezione in mostra, mentre teneva tra le labbra il cazzo del suo compagno.
    Shinichi aveva affondato una mano tra i suoi capelli e l’altra se l’era portata alla bocca. La lingua rossa guizzava tra le dita mentre lo osservava eccitato e divertito. Lo fece affondare con più forza nella propria gola e osservò compiaciuto le gambe che tremavano mentre un dito impertinente si infilava tra le sue natiche. Spinse in profondità, succhiò con forza e lo accolse nel pieno della sua esplosione ingollando fino all’ultima goccia.
    Kudo si poggiò alle sue spalle per non cadere e lui si tirò in piedi ricomponendosi per affrontare la prossima stazione. Spinse il partner contro la medesima porta, le gambe avvinghiate ai suoi fianchi coperti e l’erezione premuta contro la sua apertura. Sfruttò il dondolio del vagone per entrare in lui senza alcuna grazia e lo baciò per bloccare le sue proteste e i suoi gemiti.
    Se anche qualcuno li avesse visti, alla fine, non avrebbe detto nulla.


    «Shinjiku, Stazione Shinjuku».

    Kudo lo trascinò per un polso, schizzando fuori dal vagone. Heiji rideva, divertito e imbarazzato, incespicando nei suoi stessi piedi.
    «Credi che ci abbia visto qualcuno?» Ora Shinichi era poggiato al muro, una mano sul petto e le orecchie in fiamme.
    «Se anche dovessero averlo fatto si sono goduti lo spettacolo» alzò le spalle cercando di dissimulare la vergogna. Kudo gli tirò un calcio negli stinchi e scosse il capo, prima di dirigersi verso uno dei vari chioschi di Yakisoba.

    di Rei Murai!
    https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3905488

    è una delle mie preferite...
     
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